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domenica 12 ottobre 2025
POETANDOSENZAMERITO: La forza della fragilità.
venerdì 3 ottobre 2025
La forza della fragilità.
Mi interrogo spesso sulle mie paure, sul mio senso di incompletezza, sulla sensazione di inadeguatezza nelle storie in cui la vita mi coinvolge. Non è raro il desiderio di rifuggire i contesti critici isolandomi dalla realtà e creando angoli di nascondimento nei quali seppellirsi, pavida immagine di me stesso bambino quando cercavo conforto e aiuto ai miei parenti. Ma l'età porta spesso alla ragione o alla dispersione di se in un lento progredire o regredire che diventa la cifra prima dell'essere se stessi. Piano piano ho scoperto ed apprezzato la forza che inietta la consapevolezza della propria fragilità. Una fragilità consapevole dei propri limiti non conosce il potere o la certezza, inutili convinzioni che tendono a rendere insensibili e ignoranti chi ne possiede in abbondanza passando attraverso il desiderio di decisionismo e sopraffazione. La fragilità si interroga, cerca le strade della conoscenza di cui è consapevole essere ignorante, cerca la saggezza della comprensione senza abbandonarsi allo sconforto o all' arrendevolezza della propria conservazione di incapacità. La fragilità si compenetra in sé e nell'altro in cui riconosce le proprie debolezze e se le ha superate o mitigate racconta agli altri il cammino salvifico del miglioramento di se. Tutto ciò esplode in ogni cammino di vita, lavoro, amore, politica. Gli esempi sono visibili in un mondo che cede strada solo ai vincenti e ammira solo il successo non importa come lo si è ottenuto.
Non è questa l'elegia del perdente è l'affermazione del dubbio e della fragilità come leva dell'auto-miglioramento.
Del come la consapevolezza vissuta delle proprie ancestrali paure condivise e riconoscibili nell'altro e la reciproca elevazione dall'esserne succube portino alla padronanza delle strade che portano al loro superamento. Dietro ogni persona esiste una storia sconosciuta matrice e allevatrice di paure universali che inseguono l'uomo di ogni tempo. Di una scarpa consunta non se ne dovrebbe criticare lo stato ma conoscerne il cammino per poi provvedere al recupero da buon calzolaio. La splendida lezione del Kintsugi (金継ぎ) giapponese che invece di nascondere le crepe e le rotture le mette in evidenza così che le imperfezioni diventano testimonianza di forza e generatrici di bellezza vissuta. Desidererei che ci fermassimo tutti un momento dal correre quotidiano e guardassimo noi stessi e gli altri riconoscendo le reciproche fragilità e collaborando a superarle. Un mondo distopico che metta al centro il progresso comune e non incoraggi la prevaricazione o il successo individuale mero raggiungimento di risultati che non porteremo certo oltre il limite del nostro vivere. Il nostro tempo limitato è la paura più grande ed ognuno la esorcizza come può. Accantonarla e vivere il presente in una comunione di intenti con tutto quanto ci circonda, uomini, cose, animali, natura creerebbe una nuova filosofia di vita. Questo senso di possesso e di controllo su tutto e su tutti e l'ansia continua di allargarne il perimetro è trapanato in ognuno di noi fin dalla più tenera età per cui nessuno ne è scevro, compreso chi scrive, ma una lenta e progressiva inversione di tendenza è possibile. Possibile ma lenta e difficile, ancor più in un mondo che ha scelto L'AVERE come principio di sopravvivenza e di stile e che su questo concetto basa lo sviluppo delle future generazioni. Esistono pochi esempi luminosi da seguire e nel passare del tempo se ne osservano sempre di meno eppure di questi esempi sono piene le religioni e le filosofie di ogni estrazione. Strana antitesi fra quanto tutte queste aspirino a raggiungere e rappresentare e quanto in loro nome si mette in atto.
